
Corbo: "Mica ci voleva il Bayern? Ciclo finito, è un Napoli da settimo posto... con sette problemi!"
L'editoriale di Antonio Corbo su La Repubblica
Ultime notizie Napoli. L'editoriale di Antonio Corbo sulle pagine dell'edizione odierna del quotidiano La Repubblica. Corbo smorza gli entusiasmi dell'ambiente partenopeo e prova a ridimensionare le ambizioni della SSC Napoli.
"Ma ci voleva il Bayern per chiarire le idee sul Napoli? Volato a Barcellona dopo aver fantasticato per 150 giorni l’impresa, è rientrato pensando di averla almeno sfiorata. La squadra si è illusa prima e dopo, altri no. De Laurentiis scettico: non era neanche andato in Spagna. Gattuso rammaricato. Avvertì che era come scalare l’Everest, ha ammesso che vi era stato un corto circuito di mezz’ora, purtroppo all’inizio, per poi confidare che era stata fallita una missione possibile, perché «il Barcellona non sta bene». Vero, si è visto. Il Bayern ha poi umiliato una compagnia di sboroni, quelli che avevano minacciato una valanga di gol allo stesso Napoli, con pacchiana arroganza. In due serate diverse, prima nella sfida diretta di Barcellona e poi in quella indiretta tra i catalani al tramonto e gli attuali giganti di Monaco, la Champions ha dato le dimensioni esatte del Napoli. Non certo quelle che i giocatori si danno. A sentir loro, Insigne il primo, annunciano una grande stagione con Gattuso. Lodevole ottimismo. Ma la società non può condividerlo. La squadra è scivolata sempre più giù. Dall’anno dei 91 punti con Sarri è passato un secolo. Dal secondo posto di Ancelotti, anche. Per amara che sia, la verità è questa: il Napoli oggi è la settima squadra del campionato italiano, promosso in Europa League dalla Coppa Italia, conquistata con il cinismo ruggente delle sfide con Inter e Juve. Umile e coeso, stretto e basso, imperforabile. Quella squadra non si è più rivista. Gioca con tutta la sufficienza di un palleggio impotente due volte: non sostiene l’attacco, non protegge la difesa. Il Napoli, privo quest’anno di Koulibaly e Allan, senza un play maestoso e debole sulle fasce, riflette la sua classifica. Vale il settimo posto. Funziona male. Se è vero che in tre segnano solo 28 gol:11 Milik, 9 Mertens, 8 Insigne. Se chi segna non è titolare. Se Milik è appena il 17esimo cannoniere della A, qualcosa non funziona. Sono riflessioni e cifre che mandano i titoli di coda. Inevitabile rifondare. Il settimo posto, nella suggestione del numero, chiude un ciclo di sette anni. Si è dissolta la forte squadra allestita nell’estate 2013 con gli acquisti di Benitez. Spariti Reina, Albiol, Higuain, oltre a Jorginho, ora Callejòn, Ghoulam che c’è e non c’è, si sono autoesclusi Allan e Koulibaly. Ma dove questo ciclo finisce, comincia il nuovo. Adesso.
Tocca a De Laurentiis. Ha tre vantaggi: solidità economica senza pari in calcio che sfiora i due miliardi di debiti, ha già investito molto sulla promessa Osimhen, sa bene che deve aprire una nuova fase. Non mancano però le spine. Dalla sua capacità di superarle, dipende il futuro.
- De Laurentiis deve guidare anche la Lega nel procurare soldi, interessante il suo progetto con club che producono e rivendono. Non se ne farà nulla, ma tiene alto il prezzo con le tv.
- Con gli stadi per chissà quanto tempo chiusi, i club investono poco. La stessa Juve deve caricare nel prossimo bilancio i quattro stipendi posticipati. L’Inter al mercato balla quasi da sola. Vendere è difficile.
- In vendita tre pezzi pregiati: Koulibaly, Allan, Milik. C’è De Laurentiis che non li svende, c’è Gattuso che li ritiene già fuori. E il ritiro è imminente.
- Ruoli da coprire (difensore centrale e sinistro, mediano che sia un uomo squadra, l’erede di Callejòn a destra) o modulo da cambiare.
- Lo scouting: non segnala giocatori che valgano più del prezzo pagato. Da Lozano a Politano, da Demme a Lobotka. Il settore di Giuntoli ha poco spazio o può far meglio?
- Maksimovic, assente a Barcellona, esita nel rinnovo.
- Il contratto di Gattuso. La cifra è già fissata, modesta in rapporto alle richieste ricevute, 1,3 milioni. Ma non gradisce un accordo irto di clausole come un filo spinato. De Laurentiis crea sempre un recinto intorno agli allenatori che stima. Lo convincerà?