Il Roma - Il perverso meccanismo che Milik non sia un vero attaccante. Eppure i numeri...

18.12.2018
12:30
Redazione

A parlare di psicologia dei tifosi napoletani (ma il discorso si può estendere a tutti) non è stato un opinionista scrauso, ma l’allenatore

A parlare di psicologia dei tifosi napoletani (ma il discorso si può estendere a tutti) non è stato un opinionista scrauso, ma l’allenatore del primo scudetto, Ottavio Bianchi. Uno di quelli che ha capito le complicate meccaniche del tifo. Ragionamenti che non sono tali, umori che violentemente passano dall’euforia alla malinconia. E soprattutto il peso di piombo di pregiudizi e giudizi facili. Quelli che quando si piantano addosso diventa difficile toglierli. Ne sa qualcosa Arkadiusz Milik, che nonostante sia il miglior goleador del Napoli in campionato (otto reti) deve fare i conti con due pesi che si trascina dietro. Il primo è quello degli infortuni, il doppio crociato rotto che lo ha tenuto fermo per quasi due anni. E poi c'è un pregiudizio fastidioso e per certi versi illogico: ossia che Milik non sia un vero attaccante. Non sia forte come lo sono i suoi (illustri?) colleghi. Eppure davanti a lui ce ne sono pochi: altri attaccanti “famosi” sono ben più in affanno, vedi Higuain o Dzeko, tanto per fare due nomi. Il suo rendimento si è impennato, i gol stanno arrivando. E sono anche pesanti. Però Milik ancora convince pochi, anzi molti tifosi continuano a essere scettici. Meccanismi strani, a volte perversi. Pur di mantenere certe posizioni si arriva a negare l’evidenza. Quella che vede Milik essere tra i migliori in Italia e in Europa. È primo (una rete ogni 102 minuti) nella speciale classifica del rapporto gol/minuti giocati, con il connazionale Piatek secondo (112) e Icardi terzo (116). I suoi colleghi di podio hanno segnato di più ma Milik ha la miglior media, anche superiore a Ronaldo. E i suoi numeri sono tra i migliori considerando i cinque campionati maggiori in Europa. Per tanti tifosi Milik non è l’uomo giusto per vincere: questo l’antipatico pregiudizio con cui Arek dovrà combattere. C'è il sospetto che dietro i pregiudizi ci sia la "paura" che con questo Milik il famoso e sognato grande attaccante (Cavani e compagnia) non arriverà mai. Come se il presunto colpo di mercato fosse più importante di quello che la squadra sta costruendo. Come fa Milik, con sacrificio, pazienza e impegno: dimostrare, dimostrare ancora una volta. Senza demordere e lavorando per conquistare il posto da titolare.

Fonte : di Giovanni Scotto per Il Roma
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