
Repubblica - Una messa per Maradona al Duomo con i compagni del 10 Maggio ‘87, non c'è traccia del Napoli attuale
La storia ha voluto una data: 10 maggio. A Napoli il 10 si identifica inequivocabilmente con Diego Maradona, capitano dello storico primo scudetto. Sembra ieri, sono già passati 35 anni. Alcuni protagonisti di quella cavalcata trionfale sono al Duomo, in uno strano pomeriggio primaverile: prima il sole, poi all’improvviso pioggia, quasi come lacrime di tristezza perché il simbolo di quel successo non c’è più. E i compagni sono idealmente tutti intorno a lui partecipando alla messa celebrativa organizzata dall’associazione “Le leggende del Napoli”. Arrivano alla spicciolata. Beppe Bruscolotti, capitano anche lui, fa gli onori di casa. Li aspetta tutti:
«È un giorno speciale, ma siamo anche tristi perché il nostro amico non è con noi a celebrarlo». Ci sono Antonio Carannante, Raffaele Di Fusco, Nando De Napoli, Alessandro Renica e Salvatore Bagni. Intorno al guerriero tanti tifosi, quelli che lo hanno applaudito a Fuorigrotta, ma anche i giovani che chiedono dettagli di quella giornata: «Ho deciso solo in mattinata di venire, non potevo mancare. Diego per me è stato un grande amico. La mia casa è stata un rifugio per lui. Eravamo agli antipodi: io vivevo di giorno, lui preferiva la notte, ma tra noi c’è stato un rapporto fortissimo». L’ultimo ad arrivare è il presidente Corrado Ferlaino. «Devi tornare — gli urla qualcuno. Hai fatto la storia».
Del nuovo Napoli, invece, non c’è traccia. A titolo prettamente personale, c’è il Pampa Sosa che si accomoda in prima fila accanto a Diego junior. Con lui c’è la moglie Nunzia. Qualche posto più in là, Stefano Ceci, l’amico e manager di Maradona, con il quale gli eredi legittimi sono in causa per lo sfruttamento dell’immagine.
Ovviamente si ignorano, ma l’amore nei confronti di Diego appiana per un’ora i contrasti: «Abbiamo scelto questo giorno perché è il più felice per i tifosi del Napoli», dice Monsignor Doriano Vincenzo De Luca, nella Cappella San Gennaro del Duomo. Lo è stato anche per Diego: «Ho vinto finalmente a casa mia», disse durante quell’interminabile giro di campo. Gli occhi di chi lo ha conosciuto allora sono lucidi. Come quelli di Cecilia Pagni, la storica segretaria di Maradona, rimasta a vivere a Napoli: «Ho lavorato con lui durante tutto il suo periodo a Napoli. Non ho mai conosciuto una persona umile e disponibile come lui». Diego junior si commuove quando legge il messaggio di Ciro Ferrara: «Non te ne sei mai andato. Quel giorno avevi le chiavi del cuore di una città intera». Che non smetterà mai di amarlo.