Pastore: "Essere allenato da Maradona è stata un'emozione incredibile: era dolcissimo con tutti noi"

17.10.2024
23:20
Redazione

Javier Pastore è, secondo le parole stesse di Diego Armando Maradona, un "maleducato del calcio" dentro del campo per il modo in cui giocava dominando la sfera con grande naturalezza. Ha parlato ai microfoni di diretta.it:

Javier, presto sarai a Parigi per ritrovarti con i tifosi, la vera essenza del calcio. Parafrasando il titolo del libro del tuo connazionale Diego Maradona (Io sono il Diego della gente), ti senti anche tu un giocatore di questo tipo?

(Ride). Come fai a non essere vicino alla gente che ti ama per quello che ami fare? Noi calciatori dobbiamo tanto ai tifosi, perché loro ci apprezzano in quanto tali. Non saremmo nessuno senza la gente, ed è per questo che mi piace stare tra i tifosi. È una ricompensa che ci diamo gli uni con gli altri.

Fu Maradona, che ti reputava un “maleducato del calcio” per il tuo talento naturale, a credere in te come calciatore convocandoti per la prima volta in nazionale, a pochi giorni dal Mondiale 2010.

Fu un’emozione incredibile. Andai in Sudafrica allenato dal miglior giocatore della storia e come compagno di squadra avevo Messi, il miglior giocatore del momento. Ho avuto la fortuna di poter condividere tutto con loro, dalla colazione alla cena passando per gli allenamenti e tanti altri momenti, e avevo appena 20 anni…

Ricordi qualche attenzione particolare da parte loro?

Diego era dolcissimo con tutti noi. Alle undici di sera veniva a bussarci in camera e ci chiedeva come ci sentissimo, se i nostri familiari che ci avevano accompagnato in Sudafrica stavano bene. Si metteva a disposizione di tutti. E quel suo definirmi un “maleducato del calcio” aveva fatto tantissimo rumore (ride). 

Con lui hai in comune un passato in Italia. Nel Sud Italia, uno dei luoghi più sudamericani fuori dal Sudamerica.

Arrivai al Palermo con tante aspettative, non dimenticherò mai l’accoglienza della gente all’aeroporto. Ricordo di aver vissuto tanto la città e la vicinanza della gente, con la quale mi potevo rapportare facilmente, essendo argentino. Palermo è una città stupenda, e li ho conosciuto anche mia moglie. Sono ormai 14 anni che siamo insieme e dico sempre che ho un pezzo di Palermo nel cuore.

Chi è stato il più forte con il quale hai giocato?

Con Ibrahimovic mi trovavo a occhi chiusi. In generale, a parte Messi, con il quale ho giocato in nazionale, ti direi che è stato lui il più forte. Poi come centravanti puro per me Cavani era unico. Fin da Palermo ho sviluppato un’intesa enorme con lui, sia dentro sia fuori dal campo, dove lui preparava il mate e anche l'asado a noi più giovani (ride). In campo sapevo dove fosse scattato anche prima di guardarlo. Dopo Messi credo che Neymar sia stato il più geniale, vedeva cose che gli altri non vedevano, aveva una creatività unica. E poi ce n’è un altro....

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