Il calcio litiga: la Lega serie A al Senato chiede maggiore autonomia dalla FIGC, la reazione di Gravina

28.04.2024
07:00
Redazione

Richiesta maggior autonomia per la Serie A

Notizie Calcio - «Servirebbe una maggiore autonomia della serie A, sul modello inglese. Ci sono stati atteggiamenti quasi autoritari da parte della Federazione. Se non si introducono meccanismi di “checks and balances” rispetto ai poteri, il rischio che ci possano essere derive di tipo autoritario è elevato». A parlare è Lorenzo Casini, presidente della Lega serie A, intervenuto in audizione al Senato lo scorso 23 aprile nell’ambito dell’affare assegnato n. 373 «Prospettive di riforma del calcio italiano». La 7^ commissione di palazzo Madama ha iniziato un ciclo di audizioni che, oltre a Casini, hanno visto la presenza dei vertici della serie B, della LegaPro e della Lega nazionale dilettanti (sempre il 23 aprile) e di Coni, Figc, Sport e salute e Covisoc (il 16 aprile). Pronta la risposta di Gabriele Gravina, presidente della Figc: «sorpreso da queste parole, parlare di derive autoritarie è una mancanza di rispetto istituzionale».

Ne parla ItaliaOggi. Neanche una settimana di audizioni e l’iniziativa della 7^ commissione del Senato ha già diviso il mondo del calcio. In realtà, la frattura era ben precedente, visto che da mesi la serie A sta chiedendo modifiche e riforme, in particolare per quanto riguarda una maggiore autonomia decisionale. Lo stesso Gravina aveva commentato la situazione in Senato (si veda ItaliaOggi del 17 aprile), affermando che, a suo avviso, la Lega avesse già un ottimo grado di autonomia. Parere diametralmente opposto per Casini: «il sistema calcio presenta un’arretratezza di modelli organizzativi e fragilità istituzionali», le sue parole. «Come l’eccessivo accentramento di poteri in capo a una sola figura, il presidente federale. Servirebbe una maggiore autonomia della serie A, sul modello inglese, dove il veto della federazione è una clausola residuale di salvaguardia qualora la Lega dovesse adottare soluzioni sproporzionate. Ci sono stati atteggiamenti quasi autoritari da parte della Federazione, cito il tentativo di sopprimere il diritto di intesa delle leghe sull’ordinamento dei campionati». Oltre all’autonomia, da Casini arriva anche la richiesta di un maggiore «controllo» dei vertici: «il sistema delle istituzioni sportive è uno dei rarissimi casi di sistema parallelo alternativo rispetto a quello che è l’ordinamento statale, insieme alla Chiesa. Se non si introducono quelli che la scienza americana chiama meccanismi di “checks and balances” rispetto ai poteri, il rischio che ci possano essere delle derive di tipo autoritario è elevato».

Pochi aiuti al sistema
Detto della Federazione, nel suo intervento Casini non ha avuto parole morbide neanche per la politica. Nel documento depositato al Senato c’è una frase emblematica in questo senso: «disinteresse dello Stato, nessun aiuto economico neanche nel periodo di crisi pandemica, clamoroso ritardo infrastrutturale». Vengono citate tre scelte del legislatore che «purtroppo, nel 2023, hanno penalizzato ulteriormente lo sport e il calcio professionistico in particolare». Si tratta della riforma del lavoro sportivo (si veda altro box in pagina), delle modifiche sulle plusvalenze e dell’abolizione dei benefici fiscali per gli impatriati a favore degli sportivi. Da qui la richiesta di maggiori aiuti, tra cui la valutazione su un «tax credit vivai» da riconoscere alle società che investono sugli under 23.

Salary cap
Non solo nuovi aiuti, ma anche contenimento dei costi. Uno dei pilastri della proposta della Lega, infatti, riguarda l’equilibrio economico-finanziario. Soprattutto in tema di salari, la principale voce di costo di tutte le società calcistiche italiane (ed europee), in «costante crescita negli ultimi trent’anni». Tra le ipotesi avanzate quella di prevedere la riduzione automatica dei salari nel caso di retrocessione, tra l’altro «in una misura significativa». Inoltre, secondo i tecnici della Lega, si dovrebbe lavorare all’elaborazione «di proposte di tetti salariali per i calciatori, che possano essere applicati in serie A senza danneggiare la competitività economico-finanziaria dei grandi club». Come esempio viene citato il modello spagnolo.

Giochi e scommesse
Un capitolo significativo è dedicato al settore dei giochi, individuato come una delle possibili fonti di approvvigionamento di risorse finanziare per il sistema. Per prima cosa, viene richiesta l’abolizione del divieto di sponsorship (decreto Dignità). In aggiunta, si propone di prevedere l’attribuzione di una quota percentuale dei volumi delle scommesse alle leghe con un vincolo di destinazione delle risorse per la riqualificazione, l’efficientamento delle infrastrutture e per gli investimenti sul settore giovanile e femminile.

Crisi di impresa
Tra le proposte per un migliore equilibrio economico-finanziario, infine, trova spazio anche la crisi di impresa. Oltre a richiedere un sistema di monitoraggio dei costi complessivi e una riduzione degli adempimenti burocratici e amministrativi per le licenze nazionali, la Lega propone di introdurre nelle stesse licenze «meccanismi di penalizzazione sportiva (punti in classifica) nel caso di utilizzo da parte delle società degli strumenti propri della crisi di impresa». Attualmente, sono previste solo delle limitazioni al mercato per chi decida di usufruire di questi strumenti (in particolare, ristrutturazione del debito).

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