Corbo: "La soffiata ostile che porta altro veleno al Napoli. Insigne ha trascinato la squadra verso lo sdegno dei tifosi"

08.11.2019
11:30
Redazione

Antonio Corbo commenta così le ultime vicende in casa Napoli nel suo editoriale per Repubblica

"Napoli risponde subito all’invito della società. Porte aperte per assistere all’allenamento. La squadra arriva muta e mesta al processo popolare. Ne derivano due verdetti. Il primo è più duro del secondo: negli immensi spazi vuoti si legge quello che i tifosi pensano. Non abbiamo tempo da perdere per chi guadagna milioni e viola i suoi doveri. Davvero pochi i presenti, tristemente pochi. Quanto ampio è il disamore creato in autunno dallo stesso Napoli che annunciava in estate conquiste interplanetarie. L’altro era prevedibile: i fischi. Anche le monetine, come ai politici sconfessati da Tangentopoli.
Nella contestazione virulenta c’è il flop di chi aveva aperto lo stadio a tutti, tranne che al buonsenso e ai giornalisti. Tenuti fuori cronisti e telecamere, i tifosi hanno diviso la manifestazioni in due tempi. Fuori e dentro. Se i giornalisti non dovevano vederle né sentirle, le notizie sono arrivate proprio dai tifosi con urla e parolacce di dissenso che era impossibile non vedere e non sentire. Si registra come in tempi di caos e modernità deviata la più puerile disinformarzione. Girano messaggi audio da un whatsapp all’altro. Il più diffuso è quello di un solerte mitomane, giovane, accento napoletano marcato, parole affannate in un racconto povero di chi ha marinato anche la scuola d’obbligo. Come nei falsi messaggi anonimi, la ricostruzione delle polemiche di martedì sera è inverosimile. Almeno due errori. Una frase offensiva che avrebbe scritto alla lavagna Edoardo De Laurentiis, poi cassata dal magazziniere. Non c’è la lavagna nel posto indicato e il collaboratore citato è in malattia. La soffiata, ostile alla società ovvio, porta in giro altro veleno. Caro Napoli, quanto male ti fai?
Il presidente ha mille ragioni, ma appare in queste ore una società fragile, senza gerarchie intermedie. Decide tutto e solo lui. Al punto da esporre persino Edoardo il suo vice, evidentemente senza poteri, a reazioni sgarbate e inaccettabili: «Devi dire a tuo padre che noi non andiamo in ritiro, ma a casa » . Insigne ha agito non da capitano ma da capo della rivolta. Quel ruolo chiede maturità: rappresentare i compagni, mai sorpassarli in una irata violazione del doveri contrattuali. Martedì Insigne è stato il migliore, ma dopo la partita ha segnato il più puerile degli autogol trascinando la squadra dall’amore allo sdegno dei tifosi.
Giusto che il De Laurentiis studi come punire gli ammutinati. Quanto mai opportuna la severità. Ma è suo interesse aprire un confronto, ascolti con autorevolezza: che cosa davvero non va, la guida tecnica di Ancelotti padre e figlio è apprezzata, il preparatore è adeguato, la società commette errori nei rapporti con la squadra? Presidente, ci pensi: la verità porta vittorie, il rancore solo odio".

 

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